Alessandra Mussolini

Cos’é il CETA e perché sostenerlo

Processi negoziali e decisionali
L’accordo economico e commerciale globale (CETA) è un FTA di seconda generazione tra UE e Canada. Basate sullo studio d’impatto “Assessing the Costs and Benefits of a Closer EU-Canada Economic Partnership” dell’Ottobre 2008, le direttive di negoziato risalgono al 24 aprile 2009 e la prima modifica è datata 2011. Sulla base di quest’ultima ha preso forma una discussione in merito all’introduzione di un capitolo sulla tutela degli investimenti, capitolo che ha fatto del CETA il primo degli accordi bilaterali, come detto sopra, di nuova generazione. La Commissione ha reso pubblici il mandato negoziale e la modifica del 2011 nello stesso giorno, il 15 dicembre 2015. Dopo 10 round negoziali, in occasione del summit UE-Canada ad Ottawa (26 settembre 2014), l’allora Primo Ministro Harper e Presidente Barroso hanno ufficializzato la fine dei negoziati sul CETA, ancorché in sede di legal scrubbing, terminata nel febbraio 2016, l’UE abbia proposto alcune fondamentali modifiche nel capitolo sulla protezione degli investimenti (inserimento del nuovo Sistema di Corti o ICS) e la risoluzione delle dispute Investitore-Stato.
In data 28 ottobre il Consiglio ha adottato, mediante procedura scritta, un pacchetto di decisioni sull’accordo economico e commerciale globale (CETA) con il Canada, che comprende: firma dell’accordo, applicazione provvisoria, richiesta di approvazione del PE per la conclusione dell’accordo. I rappresentati degli SM hanno inoltre adottato uno strumento interpretativo comune, e cioè un testo comune con il Canada che fornirà un’interpretazione vincolante dei termini del CETA su questioni specifiche.
In data 30 ottobre 2016, in occasione del 16° vertice UE-Canada tenutosi a Bruxelles, Donald Tusk, Presidente del Consiglio Europeo, Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea, Robert Fico, Presidente del Consiglio dei Ministri della Slovacchia e Presidente di turno del Consiglio, e Justin Trudeau, Primo Ministro del Canada, hanno firmato l’accordo commerciale.

Perché farlo:
un accordo commerciale è sensato concluderlo se consente di conseguire 3 elementi:
1) Crescita – derivante dalle maggiori esportazioni – con ricadute in termini di occupazione;
2) Diminuzione dei prezzi per i consumatori (derivanti dalla scelta più ampia di prodotti);
3) Chiarezza di regole (sia per i consumatori che acquistano beni, sia per i produttori che si vedono tutelati rispetto alla contraffazione).
Il CETA è ad oggi l’accordo che meglio di tutti mira a conseguire i 3 obiettivi:
1) Crescita
L’ampliamento delle esportazioni genera ricchezza: affermazione di buon senso suffragata dai fatti. Nei quattro anni successivi all’entrata in vigore dell’accordo con la Corea del Sud, le esportazioni dell’UE verso questo paese sono aumentate rapidamente, del 55% per quanto riguarda le merci e del 40% nei servizi. Di media, ogni miliardo di euro in esportazioni UE supporta 14 000 posti di lavoro nell’UE, i quali tendono a essere meglio remunerati rispetto a quelli che non dipendono dalle esportazioni: fino al 15% in più nel caso dei posti di lavoro altamente qualificati. Con il CETA l’UE beneficerà di un migliore accesso ai consumatori canadesi che dispongono di redditi alti: il Canada, infatti, 11° PIL al mondo e fortemente legato a gusti europei, potrà rappresentare un possibile “secondo mercato” o “secondo prodotto” per le oltre 100.000 imprese esportatrici italiane (la metà circa del totale) che sono “monomercato” o “monoprodotto”. Inoltre l’eliminazione del 99% dei dazi sui prodotti industriali e del 92% dei prodotti agroalimentari farà risparmiare agli esportatori europei circa 500 milioni.
Naturalmente la ricchezza europea potrà accrescersi sia grazie alle esportazioni dirette di prodotti verso cittadini acquirenti (consumatori), sia verso le Pubbliche Amministrazioni canadesi. Grazie al CETA, infatti, le imprese dell’UE potranno presentare offerte per gli appalti pubblici in Canada a tutti i livelli di governo, includendo per la prima volta anche le amministrazioni provinciali, responsabili di una parte consistente della spesa pubblica del Canada. Ogni anno, la spesa per l’acquisto di beni e servizi a società private da parte del governo federale, delle province e dei comuni canadesi ammonta a oltre 30 miliardi di euro. Le imprese europee saranno le prime società straniere ad ottenere questo livello di accesso agli appalti pubblici canadesi. Nessun altro accordo internazionale concluso dal Canada offre opportunità analoghe. Il Canada creerà inoltre un sito web unico sugli appalti elettronici con informazioni su tutte le gare d’appalto per garantire che le imprese dell’UE possano trarre vantaggio da queste nuove opportunità.

Significativamente il CETA focalizza su un settore innovativo delle esportazioni, il cui impatto sul PIL è ben maggiore di quello che hanno i prodotti industriali e i prodotti agroalimentari: i servizi. La ricchezza europea si potrà pertanto accrescere grazie ai servizi (telecomunicazioni, energia, trasporto marittimo, finanza, ingegneria etc…) che i fornitori europei potranno svolgere in Canada (si stima 5,8 miliardi di euro l’anno).
2) Diminuzione dei prezzi per i consumatori
L’apertura dei mercati può mantenere bassi i prezzi in Europa, offrendo ai consumatori una scelta più ampia pur nel rispetto, come vedremo, di alti standard di processo e di prodotto. Inoltre la summenzionata eliminazione del 99% dei dazi sui prodotti industriali e del 92% sui prodotti agroalimentari si tradurrà in risparmio per gli importatori di semilavorati dal Canada che si tradurrà in un costo minore del prodotto finale nel mercato UE.
3) Chiarezza di regole
Le prime regole certe saranno quelle per i consumatori: le norme e i regolamenti in materia di sicurezza alimentare, sicurezza dei prodotti, protezione dei consumatori, salute, ambiente, protezione sociale e lavoro, resteranno immutati e tutte le importazioni dal Canada dovranno soddisfare le normative UE in materia di prodotti – senza eccezioni.
Vi sono poi regole certe per le numerose barriere tecniche che ostacolano le PMI che vogliono esportare in un mercato: il CETA contiene un capitolo specifico con norme di convergenza in materia di regolamenti tecnici. Secondo le stime, questo potrebbe portare a guadagni fino a € 2.9 miliardi di euro all’anno per l’UE.
L’accordo fornisce inoltre un quadro per il futuro riconoscimento reciproco delle qualifiche nelle ambito di professioni regolamentate. Attualmente, la mancanza di requisiti coerenti per i professionisti costituisce un ostacolo, specialmente per la prestazione di servizi transfrontalieri. I cittadini UE, grazie alla chiarezza di queste norme, potranno quindi svolgere la propria attività e trovare un potenziale terreno per un’impresa (anche artigianale) in Canada.
Vi è poi il tema delle norme per proteggere i prodotti UE in mercati terzi da contraffazione o indicazioni fallaci: il CETA riconosce lo status speciale e offre protezione sul mercato canadese a numerosi prodotti agricoli europei con un’origine geografica specifica. L’uso delle indicazioni geografiche (IG), come Grana Padano, Roquefort, olive Elia Kalamatas o Aceto balsamico di Modena, sarà riservato in Canada ai prodotti importati dalle regioni europee dalle quali provengono tradizionalmente. L’accordo prevede anche la possibilità di aggiungere in futuro anche altre denominazioni di prodotti all’elenco. Inoltre, alcune IG famose dell’UE, come prosciutto di Parma e prosciutto di San Daniele, saranno autorizzate a utilizzare la propria denominazione se vendute in Canada, cosa che per più di 20 anni non è stata possibile.
Vi è da ultimo il tema della protezione degli investimenti che le imprese europee realizzeranno in Canada, rispetto a possibili abusi (espropriazioni, sospensione di licenze etc…). Il CETA è il primo accordo commerciale dell’UE che prevede il nuovo approccio europeo per la protezione degli investimenti e la risoluzione delle dispute fra investitore e Stato, oltre a misure specifiche sulla protezione dei lavoratori, dei consumatori e dell’ambiente. Il precedente sistema ISDS (c.d. Investor State Dispute Settlement) è stato integralmente sostituito dalla nuova formulazione che prevede un sistema di Corti (c.d. Resolution on Investment Disputes/Investment Court System – RID/ICS).
È un sistema più equo, più trasparente e istituzionalizzato per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti. Esso introduce innovazioni importanti in questo settore, che garantiscono un elevato livello di protezione mantenendo al contempo il pieno diritto dei governi di legiferare e di perseguire obiettivi di interesse pubblico come la protezione della salute, della sicurezza o dell’ambiente. Nello specifico, le innovazioni nel CETA sono le seguenti:

  • Salvaguardia del diritto degli Stati di regolamentare in materia: vengono definite in maniera più puntuale nozioni quali “trattamento giusto ed equo” e “espropriazione indiretta”. Viene chiarito che le norme sulla protezione degli investimenti non possono essere interpretate come un impegno dei governi a non modificare il loro quadro normativo e che il CETA non limiterà l’attuazione delle norme sugli aiuti di Stato.
  • Migliorare attivazione e funzionamento dei Tribunali Arbitrali: clausole più severe nella selezione degli arbitri ed una maggiore trasparenza nelle procedure già rientravano tra i miglioramenti compiuti. Le novità apportate dal CETA riguardano anche: la sostituzione dell’ISDS in toto prevedendo l’istituzione di un Tribunale di primo grado (“Investment Court”) e di uno di appello (“Appeal Court”). In primo grado, 15 giudici sarebbero nominati congiuntamente (5 dalla UE, 5 dalla controparte e 5 da Paesi Terzi rispetto all’accordo).
  • Migliore chiarezza del rapporto tra ICS e dei tribunali nazionali: è fatto divieto di azioni giudiziarie parallele attraverso obbligo di scelta iniziale tra tribunale nazionale e ICS (“fork in the road”), nonché l’obbligo di ritiro delle istanze dal tribunale nazionale prima di utilizzare l’ICS (“no u turn”), incoraggiando il ricorso ai tribunali nazionali. L’ICS, inoltre, si applicherebbe esclusivamente in relazione alle disposizioni dell’accordo in conformità con il diritto internazionale e che le sue sentenze non sarebbero vincolanti per i tribunali nazionali.
  • Lavoro comune UE Canada per la creazione di un Tribunale Internazionale per gli Investimenti indipendente dagli accordi di libero scambio e da qualsiasi struttura esistente, garante della massima terzietà.

Su tutti i campi sopraelencati vi sarà un work in progress, poiché nell’ambito del CETA, l’UE e il Canada hanno convenuto di istituire un Forum sulla cooperazione normativa, un meccanismo di

Prospettive per l’Italia
Secondo la valutazione del CETA messa a punto dal MiSE, l’accordo è da considerarsi altamente positivo per vari motivi: è il primo accordo commerciale raggiunto dall’UE con un partner del G7 e una volta entrato in vigore, avrà positive ricadute in termini di crescita e occupazione. In termini di accesso al mercato agroalimentare per i prodotti sensibili, l’UE ha ottenuto dal Canada l’apertura di un nuovo contingente di formaggi. Per i prodotti UE a base di zuccheri o cacao, pasta e biscotti, frutta e verdura, i dazi ad valorem canadesi verranno eliminati.
Con riferimento a vini e liquori, principale voce di esportazione per l’UE verso il Canada nel settore agri, l’eliminazione tariffaria verrà accompagnata dalla rimozione di altre importanti barriere, tra cui quelle non tariffarie.
Altro risultato altamente positivo riguarda la tutela delle indicazioni geografiche: l’UE ha ottenuto dal Canada, paese estraneo a questo tipo di sistema, il riconoscimento delle IIGG europee. Tra i 171 prodotti europei che beneficeranno di tutela (elencati nell’allegato 20-A), seppur con alcune differenze di trattamento, 41 sono italiani. Tra questi figurano:

  • Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele, Prosciutto Toscano: queste IIGG avranno coesistenza con i marchi già registrati precedentemente in Canada. Il Prosciutto di Parma entrerà finalmente sul mercato canadese con il suo marchio, dopo 40 anni di commercializzazione con denominazione “Original Prosciutto”;
  • Parmigiano Reggiano: verrà riconosciuto e tutelato, ma è prevista la coesistenza sul mercato canadese con prodotti aventi il nome generico “Parmesan”;
  • Asiago, Fontina, Gorgonzola: verranno riconosciuti come IIGG e sarà fatto divieto di registrazione di marchi da parte dei produttori locali. Coesisteranno però con i prodotti già presenti sul mercato. Per altre indicazioni geografiche è invece prevista la coesistenza con prodotti che riportino il nome tradotto in inglese/francese.

Sulla questione delle Regole d’Origine (RoO), queste si baseranno prevalentemente sugli standard UE.
In materia di appalti pubblici, l’UE avrà accesso all’80% del mercato nel settore energia e utilities. Questo rappresenta l’accesso al mercato più ampio mai concesso dal Canada ad un paese terzo, concessione che ha trovato larga approvazione anche da parte delle province canadesi. Nel capitolo servizi e investimenti, gli impegni canadesi sono andati oltre quelli assunti nel NAFTA. È stato inoltre concordato un elevato livello di protezione degli investimenti, grazie all’introduzione del nuovo sistema ICS per la risoluzione delle controversie Investitore-Stato, che è andato a sostituire quello ISDS, precedentemente in vigore.
Nel complesso, i parametri dell’accordo politico raggiunto con il Canada tracciano un profilo di intesa che non si discosta molto dal livello di ambizione desiderato dall’UE e dall’Italia che ha sempre sostenuto con forza la conclusione di questo accordo.
La bilancia commerciale bilaterale tra Italia e Canada, infatti, è storicamente positiva: l’Italia è l’ottavo fornitore del Canada con un volume dell’interscambio bilaterale di circa 6 miliardi di Euro nel 2015 con una crescita delle esportazioni del +13% rispetto all’anno precedente.
Per l’Italia sarà importante l’abbattimento di dazi su beni di rilievo per il nostro export come macchinari industriali (in questo campo arrivano fino al 9,5%), mobili (anche qui il 9,5%), calzature (il 20%). Per quanto riguarda il settore agroalimentare, l’Italia si gioverà dell’abbattimento dei dazi doganali su alcuni prodotti-chiave del suo export come vino (possono arrivare fino ai 7 centesimi al litro), pasta (fino all’8,5%), cioccolata (fino al 6%) e pomodori (fino all’11,5%).

Il CETA rappresenta al contempo un banco di prova dell’UE in un momento storico delicato e un blueprint per i futuri accordi commerciali internazionali.
Per l’UE, nel momento in cui Brexit, crisi di governance e equilibri internazionali sembrano minare il ruolo guida che il nostro continente intende continuare a svolgere, si tratta di mostrare la possibilità di essere un partner affidabile e un’Unione viva. Il ruolo di blueprint del CETA potrebbe concretizzarsi con la fissazione di regole e alti standard funzionali alla regolamentazione della globalizzazione sullo scacchiere internazionale.

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